Scavalcamento di campo: la tecnica di ripresa e la regola dei 180 gradi
Come funziona la tecnica dello scavalcamento di campo e come applicarla in base alla regola dei 180 gradi
Il campo visivo è quello che appare nell’inquadratura, quando si cambia l’inquadratura lo si deve fare senza disorientare lo spettatore rispettando l’ampiezza di campo, ecco perché esiste la regola dei 180 gradi. Per orientarsi tra più immagini visive lo spettatore deve avere dei punti di riferimento utili per poter garantire la continuità, una tecnica denominata come scavalcamento di campo.
Definizione e spiegazione dello scavalcamento di campo
La definizione vera a propria di scavalcamento di campo è la seguente:
“oltrepassare la linea dei 180 gradi interrompendo la continuità del racconto. Per riuscire ad ottenere una continuità e non confondere lo spettatore è però necessario tener conto dello spazio dei 180 gradi”
ogni qual volta che vengono inquadrati due soggetti si crea tra loro una linea immaginaria, già citata prima, che divide lo spazio in due porzioni ciascuna di 180 gradi. Per non confondere la visione dello spettatore, la telecamera deve essere posizionata all’interno di questo spazio senza mai effettuare uno scavalcamento di campo visivo, la cosi chiamata regola dei 180 gradi crea 3 raccordi da dover rispettare:
- Raccordo di posizione: i personaggi ripresi all’interno dell’inquadratura uno a destra e l’altro a sinistra devono mantenere la stessa posizione in quella successiva.
- Raccordo di direzione: un personaggio che esce di campo a destra dovrà rientrare a sinistra in quella successiva.
- Raccordi di direzione di sguardi: se il personaggio A guarda verso il fuori campo a destra dove c’è il personaggio B, nell’inquadratura del personaggio B quest’ultimo dovrà guardare verso sinistra.
Al di fuori di tutto ciò un altro elemento di continuità è il fuori campo che funge da collegamento tra un’ inquadratura e la successiva evitando così lo scavalcamento di campo.
La regola dei 180 gradi
La regola dei 180 gradi bisogna interpretarla come se il set fosse diviso in due parti, questo spazio di 180 gradi è l’unica parte che può essere calcolata dalla telecamera, ogni entrata al di là di questa linea immaginaria provoca quello che viene chiamato scavalcamento di campo.
Un’applicazione della regola dei 180 gradi è il sistema del triangolo, poniamo uno di fronte all’altro due personaggi, tutte le posizioni che la telecamera potrà assumere per poterli riprendere nell’inquadratura vengono riassunte in una serie di triangoli immaginari collocati al di là dei 180 gradi.
La regola dei 180 gradi prevede alcune possibilità di scavalcare la linea immaginaria senza disorientare gli spettatori. Si può muovere la telecamera da presa in piano sequenza dalla zona corretta a quella fuori limiti, questa continuità della telecamera riesce ad accompagnare lo spettatore verso nuovi punti di riferimento. Si può far spostare uno dei personaggi in modo che sia quest’ultimo ad effettuare uno scavalcamento di campo.
Quindi lo spazio di ripresa buono e utilizzabile è pari a 180 gradi, se invece vengono utilizzati tutti i 360 gradi si parla di scavalcamento di campo.
Rispettare la regola dei 180 gradi fa si che un personaggio si possa spostare da destra verso sinistra o viceversa sempre verso lo stesso lato anche nelle inquadrature successive
Lo scavalcamento di campo ci dà la sensazione di una persona che va avanti e indietro nella scena.
Esempi di scavalcamento di campo
Alcuni esempi di scavalcamento di campo che non vogliono interrompere la continuità visiva sono presenti nei film di Kubrick come “Shinning” e “C’era una volta”, qui la regola dello scavalcamento di campo è presente anche se poco visibile poiché nelle inquadrature ci sono entrambe i personaggi, la camera le inquadra insieme prima da una parte e poi dall’ altra. Lo spettatore non avverte alcuna confusione e capisce istantaneamente che la telecamera sia spostata di 180 gradi.
Diverso sarebbe stato se il dialogo fosse stato inquadrato prima su un personaggio e poi sull’ altro, aggiungendo un primo piano che nasconda i riferimenti spaziali e temporali.
Kubrick scavalca il campo ribaltando le posizioni, mettendo la telecamera al limite dei 180 gradi, finisce nel campo errato.
La sequenza più inquietante che mette in mostra questa tecnica dello scavalcamento di campo è quella di “shinning” girata con la steadicam in cui Denny il bambino protagonista pedala il suo triciclo lungo i corridoi dell’ Overlook hotel, vi è uno stretto parallelismo tra l’immedesimazione con la scena e la risonanza motoria, molto più significativa e intensa rispetto alle altre scene girate con una camera Dolly ossia una telecamera montata su un carrello.
Anche durante il lungometraggio dello “squalo” di Steven Spielberg una delle scene che viene più ricordata è quella in cui l’attacco dello squalo viene raccontato attraverso una ripresa “soggettiva”, questo destabilizza lo spettatore poiché improvvisamente si trova nelle vesti dello squalo anziché in quelle del protagonista.
Per poter osservare meglio questa tipologia di tecnica si possono vedere i film di Lars Von Trier, oppure i film della Nouvelle Vague un movimento cinematografico nato in Francia verso la fine degli anni 50 che ha come massimo esponente Jean-Luc Godard e François Trufaut.
Very nice, grazie, però è SHINING, non SHINNING.